Un paesino in mezzo alle colline del Molise, poco più di 4000 abitanti e un gruppo di giovani entusiasti, che non sono scappati lontano, ma stanno costruendo il loro futuro qui: nasce così il progetto di street art a Santa Croce di Magliano, che coniuga arte e impegno sociale.
Il Premio Antonio Giordano, festival di arte urbana, nasce in onore dell’artista da cui prende il nome, esponente della Transavanguardia.
Marianna Giordano, dopo la prematura scomparsa del padre nel 2013, ha scelto di onorare il suo ricordo finanziando interventi sui muri di tutto il paese, aiutata da un folto gruppo di amici, legati da un grande affetto a lei e a suo padre, che per molti è stato anche professore di educazione artistica e grande ispiratore.
Il festival prosegue il suo lavoro e cioè quello di divulgare l’arte in tutte le sue forme, a partire dalla strada.
Noi siamo stati finalmente a Santa Croce di Magliano durante il ponte del primo maggio: dico finalmente perché avevamo previsto di andarci a dicembre scorso, ma l’influenza aveva avuto la meglio…
Stavolta ce l’abbiamo fatta, ma ci è dispiaciuto non riuscire a incontrare Marianna (che era all’estero): per fortuna, i ragazzi dell’associazione ci hanno accolto benissimo.
Ci siamo sentiti subito a casa, grazie a Iolanda, Enza e Gianni: una visita di un paio d’ore si è trasformata in un lungo pomeriggio insieme, con la promessa di tornare al più presto.
In questi quattro anni la cittadina di Santa Croce di Magliano si è trasformata in una vera e propria residenza d’artista. Non interventi autoreferenziali ma pensati e maturati nel contesto urbano e a contatto con la gente. Una manifestazione, quindi, in grado di coinvolgere un pubblico non di settore che ha avuto l’opportunità di relazionarsi con gli artisti e, non solo seguire da vicino la realizzazione delle opere ma, anche realizzarle; un progetto quello del PAG spalmato durante tutto l’anno, non l’appuntamento di un week end o una settimana, ma un’azione costantemente presente sul territorio, attento alle sue esigenze.
Un progetto che si sente che ha un’anima, che racconta storie, che ha motivazioni profonde e che ha scelto il mezzo dell’arte di strada per il suo grande potere di comunicazione, per il suo modo diretto e concreto di affrontare temi sociali. Non un modo per provare solo a “rivalutare” un paesino (come si fa spesso), ma un modo per portare nuova linfa creativa a Santa Croce, per intraprendere un dialogo, per smuovere e svegliare le coscienze.
Non conoscevo Antonio Giordano, ma sono sicura che sarebbe orgoglioso del lavoro di questi ragazzi.
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