Abbiamo provato gli “hard seat”, sedili rigidi, come i nostri regionali, ma un po’ più scomodi. E’ stata poi la volta degli “hard sleeper”, cuccette rigide, in batteria, dove la comunione è totale. Poi siamo finiti nei “soft sleeper” cuccetta praticamente di lusso con Mark e Estrela, che cosa vuoi di più?
Per lo spostamento da Shanghai a Pechino è arrivato il momento dell’ultima frontiera dei treni cinesi: il Beijing Bullet Train.
La stazione di Shanghai per questo treno è strutturata come un aeroporto. Tutto è scintillante, anni luce dalla stazione di qualche settimana fa a Xi’an. Fila infatti tutto liscio, e nessuno si osa a buttare roba per terra, anche se il classico secchiello pieno di brodo dei tagliolini viene svuotato nella pattumiera come sempre invece che nel wc..
Il treno è veramente comodo e in sole 5 ore, alla velocità di 300 Km/h, raggiungiamo Pechino.
Sebbene l’esperienza al Red Lantern dei primi giorni sia stata ampiamente positiva, questa volta abbiamo deciso di soggiornare nella parte nord-est della città e quindi ci affidiamo al Beijing Downtown Backpackers. Anche questo ostello è ottimo per quanto riguarda atmosfera, pulizia e personale, sempre disponibilissimo. Ci troviamo nuovamente negli hutong, ma questa zona è stata pesantemente ristrutturata e commercializzata. Poco male, dobbiamo giusto ultimare gli acquisti in vista del rientro e in realtà le viuzze commerciali sono un paio mentre gli isolati che le circondano sono molto tradizionali. Inoltre scopriamo che i due club che abbiamo adocchiato su internet per passare il venerdì sera sono a 10 minuti a piedi dall’ostello, ottimo, questa sera concerto! 🙂
Non ci facciamo scoraggiare dal clima ormai invernale che troviamo a Pechino (pioggia e temperature vicine allo 0) e passiamo il tardo pomeriggio a gironzolare per il quartiere alla ricerca di souvenir e un posto per cenare. In cina, ormai l’abbiamo capito, se c’è una coda davanti ad un negozio o ad una bancarella bisogna assolutamente fermarsi, e così che riusciamo finalmente ad assaggiare in extremis i famosi panini al vapore. Ne prendiamo due ripieni di marmellata di soia e uno semplice. Pochi passi più avanti vanno a ruba degli spiedini di agnello per cui quale migliore accompagnamento?
Se dobbiamo finire con il cibo di strada Marco decide di dare ancora una chance al tofu puzzolente fritto con salsa di soia, ma questo piatto proprio non ci fa impazzire.
In questa vacanza le serate “mondane” possiamo contarle sulle dita di una mano, con tutti i buoni propositi a fine giornata eravamo sempre troppo stanchi, dopo i chilometri percorsi a piedi, per uscire o fare tardi. Inoltre con la voglia di esplorare il più possibile la sveglia è sempre stata di prima mattina. C’è anche da dire che al di fuori di Shanghai e Beijing la scena “alternativa” cinese è abbastanza ridotta per cui la scelta spesso si riduceva a discoteche al limite del trash e baretti/birrerie. Questa sera però siamo riusciti a scoprire che ci sarà un concerto indie all’XP, qualche hutong di distanza da noi.
Trovare il locale sembra impossibile, non ha un vero indirizzo ma è indicato solo l’hutong da imboccare dalla strada principale. Così ci avventuriamo nelle viuzze seguendo due coppie che troviamo per strada e che scopriamo star cercando anche loro il club. Dopo aver chiesto a svariate persone con indicazioni contrastanti e aver girato nel labirinto di vicoli finalmente uno dei passanti decide di accompagnarci fino all’ingresso, ma come faremo a tornare indietro a fine serata?? Niente di più facile, l’ingresso degli hutong che avevamo imboccato era quello sbagliato e in realtà pochi metri oltre il locale si sbuca nella via principale!
L’XP è un baretto fumoso che ricorda da vicino lo United e lo Spazio 211, i nostri club preferiti di Torino. Il palco è piccolino ma con una buona strumentazione e oltre alla sala bar/concerti c’è uno stanzino dedicato alla vendita di CD, t-shirt, musicassette etc. proprio come piace a noi. Marco parte alla carica e usciremo da li con due nuovi ascolti cinesi per il ritorno a casa. Ci guardiamo attorno e notiamo con un po’ di disappunto che la maggioranza del pubblico è composta da occidentali, per lo meno le band sono cinesi, segno che un po’ di movimento esiste anche qua. Il concerto è gradevole e i tutti e tre i gruppi ci piacciono: aprono i Glow Curve ( http://soundcloud.com/glow-curve ) che suonano post-rock con venature indie e noise (cd preso!). Seguono poi gli Air Donor ( http://site.douban.com/airdonor/ ): molto bravi anche se un po’ più aderenti ai clichè del post rock. Chiudono infine The Dyne, scatenato duo garage indie punk (http://site.douban.com/thedyne/). Purtroppo gli ultimi due gruppi non hanno cd essendo di nuova formazione quindi ci accontentiamo di un gruppo consigliato dai ragazzi al banchetto che pare siano gli eroi punk di pechino, i Joyside ( http://www.myspace.com/joyside ). Cosa molto gradita qua i concerti iniziano presto e finiscono verso mezzanotte, diversamente dallo standard torinese.. tempo di finire il drink e ci riavviamo verso l’ostello pronti per gli ultimi due giorni, sigh.