Se non ti basta rimanere a bocca aperta una volta sola, dopo aver visitato Borobudur, puoi replicare in giornata, oppure il giorno successivo, come abbiamo fatto noi, recandoti al complesso di Prambanan.
Avendo molto tempo a disposizione abbiamo deciso di dedicare una mattinata a Prambanan, evitando così anche il caldo, che già verso le 10 diventa insopportabile. Questa volta però decidiamo di concederci una sveglia ad orari umani, pur perdendoci l’alba al tempio. Il sito è facilmente raggiungibile dalla città prendendo l’autobus 1A su Malioboro: si scende al capolinea e si prosegue poi a piedi per circa 1 km sulla strada che arriva dall’aeroporto. La biglietteria e l’entrata del tempio si trovano sulla sinistra, dopo aver attraversato un enorme parcheggio.
Il grandioso complesso è composto da vari siti: il Candi Rara Jonggrang (o semplicemente Candi Prambanan) è quello principale e maggiormente visitato e consiste di sei impressionanti templi induisti in pietra vulcanica. Il paesaggio è da cartolina e le incisioni nella pietra sono impressionanti. Purtroppo non riusciamo ad accedere al tempio principale, il Candi Shiva, perchè in restauro, ma soltanto al Candi Vishnu e al Candi Brahma. Sorprendentemente anche qui, arrivando abbastanza presto, troviamo pochi turisti; una foto con gli studenti locali però non ce la toglie nessuno!
Poco più a nord si trovano il Candi Lumbung and Candi Bubrah, entrambi in rovina, ma sottoposti a ingenti opere di restauro. Abbiamo qui l’occasione di osservare il lavoro certosino degli operai-restauratori, che consta nello smontaggio dei templi pietra per pietra: ogni elemento è catalogato e successivamente riposizionato o sostituito, nel caso sia troppo deteriorato o addirittura mancante.
In migliori condizioni si trova invece il Candi Sewu, un sito buddhista conosciuto come “i mille templi“: qui riconosciamo gli stupa già visti a Borobudur.
Nel raggio di 5 km dal parco archeologico sorgono altri siti: decidiamo quindi di raggiungerne uno e in mattinata inoltrata ci avventuriamo lungo una stradina di campagna alla ricerca del Candi Plaosan. Camminiamo sotto il sole cocente per una ventina di minuti, ma avendo tempo a sufficienza ne vale la pena.
A questo punto però ci troviamo a 3-4 km dalla fermata dell’autobus, pochissimi turisti arrivano fin qui e non ci sono mezzi pubblici per tornare indietro. Di tornare a piedi con il sole a picco non se ne parla. Parte quindi la trattativa: la guardia del sito si offre di portarci in scooter uno alla volta, ma non vogliamo separarci, quindi interviene un poliziotto che passa di lì, ci porteranno in due. Ovviamente il tutto sotto lauta ricompensa, ma non abbiamo alternative, quindi accettiamo e ci avviamo verso Yogyakarta: i nostri amici Tarlen e Moel ci aspettano per il pomeriggio!
In definitiva possiamo decisamente consigliare l’esperienza: è bello passare il tempo sul bus con gli abitanti locali (siamo gli unici occidentali, almeno oggi), seguire strade meno scontate e tempi più dilatati. Vorremmo avere mesi a disposizione per poter viaggiare sempre così!