Domenica sera. Dopo una scorpacciata imbarazzante di ravioli al vapore (per la cronaca: cena x 2, 18 pezzi e 2 birre a 5 euro) ci rilassiamo un po’ sui divanetti del Red Lantern Hostel. I primi due giorni sono stati pieni di eventi, ma andiamo con ordine.
Il volo è stato a dir poco devastante. Il più grande problema non è stato tanto la mancanza di spazio per le gambe, o il vicino di posto che russa come un trattore, o il simil mafioso russo davanti che senza chiedere tira giù il sedile sulle tue ginocchia. Queste cose sono successe solo da Milano a Mosca. Il volo per Pechino era più confortevole, i sedili più comodi, solo che si moriva di freddo (ecco perché danno la coperta di pile) e intervallato da almeno 3 pause cibo, in pratica ogni mezz’ora c’era un’hostess che ti svegliava e ti nutriva.
Arrivati a Pechino il trasferimento verso l’ostello avviene senza intoppi grazie al primo di tanti piacevoli incontri, l’autista del bus, che ci fa fare un tratto extra deviando dal suo percorso. Decidiamo quindi di passare qualche ora in camera per riprenderci dal jet lag.
L’ostello è come ce l’aspettavamo. È ricavato in un ex tempio, la nostra camera è al primo piano lungo un ballatoio affacciato su un cortile dotato di lampade rosse e fiumicello artificiale con pesci rossi.
Tutto bene, senonché scopriamo che è praticamente impossibile raggiungere la nostra prossima metà, Xian, in treno nei giorni che avevamo pianificato. Cambiare i giorni vorrebbe dire spostare tutte le prenotazioni successive, impossibile insomma. Passiamo quindi il pomeriggio a cercare possibili alternative, con l’aiuto di una delle ragazze dell’ostello. Insomma, alla fine la risolviamo escludendo una tappa, va bene così e soprattutto ci capita sempre nei primi giorni di viaggio!
Segue giro in giro per gli hutong, tra grigliazze di spiedini e viavai di biciclette e motorini elettrici, silenziosi come la linea star 1 davanti a Palazzo Nuovo.
Per caso finiamo in una piazza dove alcune donne fanno i loro esercizi col nastro e Pali viene coinvolta nell’attività, con risultati discutibili. Ci saranno altre occasioni di allenamento.
Finiamo la serata cenando con una marmitta mongola: una sorta di bourguignonne metà più simile a un brodo, l’altra piccante all’inverosimile. Buono.