Il circuito classico del sud del Perù è molto turistico, è vero, difficilmente ti troverai da solo in sperduti villaggi andini e, se non vuoi perderti tutte le meraviglie che questo itinerario offre, dovrai giungere a dei compromessi e “condividerle” con tanti altri turisti.
Questo però non vuol dire che si sia sempre costretti a seguire la massa. Così abbiamo fatto noi: per riuscire ad entrare in contatto al massimo con la cultura locale abbiamo deciso di visitare l’area del lago Titicaca in modo totalmente fai da te. La scelta è stata azzeccatissima: la zona è ottimamente servita dai collectivos che scorrazzano sulle sponde del lago e la popolazione è molto ben disposta verso gli stranieri. Leggi il nostro racconto per avere un’idea di cosa vedere sul lago Titicaca, come spostarti e dove pernottare in modo completamente indipendente.
Sillustani e Puno
Arriviamo a Puno nel pomeriggio con il pullman Cruz del Sur da Arequipa. Il percorso è lungo (circa 7 ore), ma la giornata non è sprecata: si attraversano brulli paesaggi da cartolina dove brucano tranquilli branchi di lama e alpaca. Il bus ferma anche a Juliaca, un crocevia trafficato e senza fascino, dove non sembra ci sia nulla che vale una pausa.
Appena arrivati alla stazione di Puno cerchiamo un mezzo di trasporto per raggiungere il complesso archeologico di Sillustani. Nulla di più facile: in taxi una corsa da 70 soles (attesa e ritorno inclusi) ci porta all’ingresso delle rovine in circa mezz’ora e nel prezzo è inclusa l’attesa del taxista e il ritorno a Puno. È possibile anche farsi lasciare dal bus che arriva da Arequipa all’incrocio con la strada principale presso il cartello “Sillustani”, ma l’ultimo tratto a piedi sarebbe lungo e bisognerebbe poi comunque trovare un modo per rientrare a Puno.
La giornata è nuvolosa, ma meglio così, l’atmosfera ne guadagna: il paesaggio che ci troviamo davanti, sulle sponde della laguna di Umayo, è di quelli che ricorderemo per sempre. I chullpas, tradizionali sepolture pre-incaiche, si stagliano contro il cielo, e noi non ci stanchiamo di esplorare la necropoli e scattare fotografie, anche se il fiato è corto, pochi passi in salita ci affaticano, siamo a 3800 metri di altitudine e la carenza di ossigeno si fa sentire.
Rientriamo a Puno, città che non vanta grandi attrattive se non la vicinanza al lago Titicaca; la visiteremo solo in modo marginale durante i nostri spostamenti. L’ostello che scegliamo in centro non è il massimo, ma il gestore è simpatico, c’è l’acqua calda e riusciamo ad avere una stufetta per scaldare la stanza. Queste ultime due cose non sono assolutamente scontate nelle stutture economice di Puno, verifica bene prima di scegliere una sistemazione.
Lago Titicaca fai da te: la penisola di Capachica
Il porto di Puno è affollato di agenzie che organizzano i passaggi in barca per visitare le isole sul lago Titicaca, ma tutte offrono circa la stessa tipologia di gita, che francamente non ci convinceva del tutto.
Abbiamo quindi cercato qualche informazione sulla Lonely Planet per fare un giro alternativo e, ispirandoci alle informazioni fornite sulla guida, siamo partiti un po’ all’avventura.
Gran parte delle attività che si svolgono sulle sponde del lago Titicaca fanno affidamento su una fitta rete di minibus (combi o collectivos) che collegano Puno con i villaggi e i mercati dell’area. Per questo motivo è facile muoversi in maniera indipendente ed esplorare la zona. Solo un paio di accorgimenti:
- Devi sapere esattamente da dove parte il tuo minibus. La stazione dei bus non è una sola, ma ogni destinazione ha un punto di partenza completamente diverso all’interno della città. Informati bene e chiedi più volte per strada. Nessuno lo sa esattamente, ma in qualche modo ti avvicinerai sempre di più al punto esatto.
- Informati bene sull’ultimo combi di rientro da una certa località prima di scendere. Rimanere bloccati in qualche paesino potrebbe non essere il massimo, specie se non hai molto tempo a disposizione.
I combi per la penisola di Capachica partono da Calle Lampa angolo lungo lago (4 soles pp). Partiamo così saltando su un pulmino strapieno: il villaggio omonimo è lo snodo per raggiungere altre destinazioni nella parte nord-ovest del lago ed è anche giorno di mercato. Ne approfittiamo per gironzolare tra le bancarelle, che spesso sono semplici teli con sopra la merce. Si vende frutta, verdura, filati acrilici dai colori fluo, beni di prima necessità. Ci lanciamo su uno dei tavoli più affollati e facciamo colazione come i locali: pesce fritto e patate di vari tipi bollite.
Riempito lo stomaco è ora di ripartire: nei pressi del mercato c’è la partenza dei collectivos per Llachon, uno dei villaggi più autentici del lago (4 soles pp), e da cui secondo la guida dovrebbero partire le barche per l’isola di Taquile. Raggiungiamo Llachon in circa 20 minuti: è domenica ed è quasi l’ora di pranzo, il paesino è sicuramente autentico, ma anche incredibilmente deserto, non c’è ombra di anima viva. Curiosiamo in giro per un po’, ma una volta ammirato il panorama c’è ben poco da fare: cerchiamo di capire se è possibile da qua prendere una barca, ma pare proprio di no. Non ci resta che tornare indietro e fortunatamente riusciamo a intercettare un minibus che torna a Capachica.
Qui scopriamo che a Chiffron, a pochi km di distanza sul lato est della penisola, c’è un molo da cui parte la barca (lancha) collettiva per l’isola di Amantani: troviamo un gentile signore con cui condividere un taxi (5 soles) e ne approfittiamo per risparmiare un po’ di tempo.
Lago Titicaca fai da te: l’isola di Amantani
Il passaggio dalla penisola di Capachica all’isola di Amantani viene effettuato con barchette da 6-7 posti, dura circa 40 minuti e costa 10 soles a persona. Le acque del lago sono calme, il sole le fa brillare e il paesaggio è spettacolare. Gli abitanti dell’isola percorrono regolarmente la tratta per portare beni di prima necessità o per andare al mercato a vendere i propri prodotti. Due donnoni con cappelli a tesa larga e vestiti coloratissimi sono già a bordo, nell’attesa sonnecchiano o lavorano a maglia. Una delle due ha un sacco pieno di pulcini. Una coppia con un bambino ha voglia di chiacchierare, moglie e marito si alternano, raccontandoci un po’ il loro stile di vita e chiedendo dettagli sul nostro.
Sull’isola di Amantani il turismo è gestito in maniera comunitaria: non esistono alberghi e ristoranti, ma la popolazione locale è organizzata per ospitare i visitatori seguendo un meccanismo a rotazione che permette quindi a tutti di trarre un guadagno (ingresso 8 soles pp). Normalmente i gruppi arrivano con crociere che partono da Puno e a seconda del periodo sono ospitati nelle case di una delle microcomunità dell’isola. Arrivando con i mezzi pubblici non correrai il rischio di non trovare una sistemazione. Il prezzo è standard: 50 soles a persona per la pensione completa. Appena saliti sulla barca il conducente ci informa che sua sorella potrà ospitarci.
Sbarcati sull’isola facciamo così conoscenza con Alejandra e Segundino, che insieme alla figlia Elva Maribel e la nipotina Leysy vivono sulla casa più alta dell’isola. Alejandra ci guida lungo la salita che conduce all’abitazione: Amantani è l’isola a maggior altitudine del mondo, supereremo i 4000 metri e fatichiamo non poco a salire i vicoli acciottolati dei vari rioni. Lei invece, nonostante l’età e un sacco enorme pieno di lavori fatti a maglia caricato sulla schiena, sgambetta agile e ride bonariamente della nostra mancanza di fiato.
La casa è in posizione magnifica e permette di godersi il panorama sul lago Titicaca. I nostri ospiti sono organizzatissimi, le camere accoglienti e fornite di abbondanti coperte: non esiste riscaldamento. Gustiamo un pranzo frugale a base di zuppa, uova, patate e frutta accompagnato da una tazza di infuso muña, un’erba balsamica locale simile alla menta. Paola passa in rassegna tutti i lavori a maglia di Elva Maribel e scambia con lei qualche dritta da sferruzzatrice.
Il modo migliore per godersi la visita di Amantani è gironzolare per i sentieri che collegano i vari villaggi, chiacchierare con la gente del posto e spingersi ad esplorare l’isola fino ai templi di Pachatata (padre cielo) e Pachamama (madre terra). I templi di per se non sono nulla di che, ma i viottoli che li collegano sono molto caratteristici e dalle due cime si gode il miglior panorama del lago Titicaca. L’orario ideale per visitare i templi è il tardo pomeriggio, in tempo per godersi il tramonto. Ricorda però di portarti una torcia, perché la strada del rientro non è illuminata.
Rientrati a casa ceniamo con la famiglia riunita al completo nell’unica stanza riscaldata: la cucina è costituita da un forno in pietra e argilla, la zuppa di quinoa e la ratatouille sono ottime. Finito di mangiare chiacchieriamo ancora un po’ e stanchissimi ci mettiamo a letto alle 8. Nonostante l’altitudine e la bassa temperatura, la stanza che ha preso sole tutto il giorno è sufficientemente calda e con qualche coperta e maglione ci corichiamo senza problemi.
La mattina prima di ripartire per la terra ferma, la famiglia che ci ospita insiste per farci indossare gli abiti tipici quechua: è un’usanza tipica per i turisti, ci facciamo qualche risata e qualche foto con loro.
Lago Titicaca fai da te: le isole degli Uros e Chucuito
Una delle cose imperdibili da vedere sul lago Titicaca sono le isole galleggianti degli Uros. Ritornati a Puno ci rechiamo al porto turistico dal quale partono continuamente i traghetti per raggiungerle (viaggio 10 soles pp / ingresso 5 soles pp). Il viaggio dura circa mezz’ora è non è proprio gradevole: alcune barche sono provviste di vecchi motori a gasolio che sprigionano nell’aria un fumo nero puzzolente. Fortunatamente il paesaggio fa da contrappeso e man mano che ci si avvicina alle isole pare di essere trasportati indietro nel tempo.
La popolazione degli Uros fu cacciata dalla sponde del lago dagli Inca e costruì delle vere e proprie isole artificiali fatte di canne di totora, una pianta tipica del luogo. Le piattaforme sono costituite di vari strati e man mano che passa il tempo la parte a contatto con l’acqua macerando si sfalda. Per questo l’opera di costruzione è continua, in modo da aggiungere sempre nuovi strati di canna asciutta. Le case sono capanne costruite con i giunchi e lo stile di vita è in parte ancora simile a quello tradizionale: basato sulla coltivazione di alghe commestibili e pesca. Una grossa differenza la fa il turismo, vera fonte di sostentamento della popolazione. I turisti arrivano a gruppi e sono incanalati in una sorta di tour obbligato: storia del popolo, visita delle capanne, vendita di souvenir, spostamento in un’altra isola dove è possibile mangiare la tipica trota fritta o alla griglia. Questo dobbiamo dirlo, ci ha un po’ delusi, e secondo noi impacchettare i tour in questo modo impoverisce l’esperienza. Il tutto non toglie la particolarità del luogo, ma certo avendo più tempo a disposizione forse sarebbe diverso: noleggiando una barca privata è possibile raggiungere le isole galleggianti più remote, dove vivere un’esperienza più autentica.
Al rientro a Puno partiamo alla ricerca dei combi per Chucuito, dove si trova il tempio della fertilità di Inca Uyo. La tecnica è sempre la stessa: chiediamo ad ogni isolato e pian piano ci avviciniamo al punto di partenza dei minibus (3 soles pp), non distante dal Terminal Terrestre. Lungo il percorso ci imbattiamo casualmente in una festa di quartiere nella quale uomini vestiti da minatori ballano con donne in abiti da festa.
Nel villaggio di Chucuito noi e una coppia di cileni siamo gli unici stranieri, non pare sia molto battuto dal turismo. Il tempio vale una visita solo se hai qualche ora che ti avanza: si tratta di un’area recintata nella quale sono piantate delle pietre di forma fallica (ingresso 5 soles). Ma esplorare il Lago Titicaca in modo “fai da te” riserva sempre delle sorprese. Anche qua ci imbattiamo in una festa: una processione attraversa il paese per raggiungere la Iglesia de la Asuncion dove si conclude con uno strano rito.
Finisce così il nostro Lago Titicaca fai da te: tre giorni che ci rimarranno per sempre nel cuore. Rientriamo a Puno al calare del sole e dopo una veloce cena è ora di ripartire con il bus notturno: ci attendono Cusco e la valle Sacra.