L’escursione nelle montagne Usambara è stata una delle sorprese più inaspettate del nostro viaggio in Tanzania. Questa zona si trova circa a metà strada tra Arusha e Dar Es Salaam: si tratta quindi anche un’ottima meta per spezzare il viaggio, oltre che per conoscere aspetti meno turistici rispetto a Zanzibar e al safari.
Dopo un viaggio avventuroso da Bagamoyo, arriviamo a Lushoto, punto di accesso principale alle montagne Usambara. È circa l’ora di pranzo e cerchiamo un luogo dove mangiare qualcosa prima di andare alla ricerca di un’agenzia con cui effettuare l’escursione. Si tratta di un trekking semplice che attraversa foreste, colline e villaggi, ma è necessario conoscere i sentieri e avere una mappa più che dettagliata per non perdersi. Forse è fattibile in autonomia, almeno in parte, ma sicuramente in questo caso servirebbero più giorni per studiare la zona. In paese veniamo abbordati da vari procacciatori d’affari, tutti della stessa agenzia, ma questo modo di fare “pushy” serve solo a farci allontanare e ne scegliamo un’altra. Prendiamo accordi con Friends of Usambara per un’escursione di tre giorni con partenza il giorno successivo e veniamo accompagnati all’hotel dove passeremo la notte, consigliato da loro. L’esperienza non parte benissimo, l’hotel è più costoso degli altri in Tanzania e la qualità è veramente scadente, ma ci troviamo a qualche km dal paese e quindi diventa complicato cambiare.
La mattina successiva raggiungiamo l’ufficio dell’agenzia dove conosciamo la nostra guida Dennis e le nostre due compagne di viaggio Tamara e Lorena: due simpatiche ragazze spagnole con cui facciamo subito amicizia. Durante i tre giorni ci porteremo dietro solo uno zainetto a testa, mentre i bagagli rimarranno al sicuro nell’agenzia.
Primo giorno nelle Montagne Usambara
Passiamo velocemente in mezzo al mercato di Lushoto, tra cumuli di vestiti usati, scarpe, borse, materassi, prima di iniziare ad arrampicarci su una collina alle spalle del villaggio. La camminata prosegue tra qualche saliscendi in un tratto nel quale piccoli appezzamenti coltivati si alternano alla foresta. Dennis ci parla delle piante officinali che incontriamo lungo il cammino e ad un certo punto comincia a indicare tra gli arbusti. Nessuno di noi vede nulla di particolare fino a quando, puntato con un ramo dalla guida, non vediamo il primo camaleonte della giornata. Il piccolo rettile arrotola la coda e ci guarda incuriosito con il suo bizzarro occhio in grado di ruotare a 360°. Il camaleonte è endemico nelle montagne Usambara e lungo il cammino ne incontreremo molti. È necessario però un occhio allenatissimo per riuscire ad individuarlo, vista la sua capacità di variare il colore della pelle squamosa per mimetizzarsi nella vegetazione. “Offrirò una birra a chi ne trova uno prima di me!” afferma Dennis, inutile dire che la birra l’abbiamo pagata noi.
Camminiamo tutta la mattina fino a Magamba, nei pressi del Sekomu Campus (un’università nel cuore della foresta!) dove ci fermiamo per il pranzo a base di guacamole preparato sul momento da Dennis.
Riprendiamo il percorso, attraversiamo una bella valle verdeggiante e alcuni piccoli villaggi, dove alcuni contadini stanno schiacciando la canna da zucchero per la produzione di un liquore locale. Non ci resta molto tempo, perché abbiamo scelto la formula tre giorni/due notti e dobbiamo per forza di cose velocizzare alcuni spostamenti: raggiungiamo quindi la strada principale giusto in tempo per prendere un bus diretto a nord. Nel caso si abbiano più giorni a disposizione naturalmente è possibile effettuare tutto il tragitto a piedi.
Il pullman ci lascia nei pressi di Rangwi: dovremo percorrere ancora un tratto a piedi per raggiungere il convento dove pernotteremo. La sistemazione è spartana, ma accogliente, le sorelle ci forniscono bacinelle di acqua calda per lavarci e ci cucinano un’ottima cenetta. Assistiamo anche a parte della messa.
Siamo stanchi, ma c’è ancora il tempo per un giro nel villaggio di Rangwi. Dennis ci accompagna in una sorta di bar locale dove possiamo assaggiare il liquore di canna da zucchero. In realtà si tratta di una stanza semibuia con qualche tavolo e alcuni avventori decisamente alticci. Purtroppo l’alcolismo è un problema piuttosto comune in queste zone, soprattutto tra le persone con maggiori problemi di sostentamento.
Ritorniamo al convento e concludiamo la serata attorno al fuoco raccontandoci aneddoti e cantando in coro canzoni sciocche.
Secondo giorno nelle Montagne Usambara
Ripartiamo da Rangwi continuando il percorso che ci porterà fino a Mambo. La passeggiata comincia su una lieve salita in mezzo alla foresta nebulosa di montagna.
Questo tipo di foresta tropicale è caratterizzata dalla presenza stagionale di una cortina di nubi al livello delle chiome degli alberi. Siamo nella stagione secca quindi il fenomeno non si verifica. Riusciamo così a intravvedere sulle fronde più alte degli alberi i colobi bianchi e neri, una specie di scimmie tipica di questa zona.
Più avanti la foresta si trasforma completamente: ci troviamo in mezzo alle conifere e sembra di essere nel nord Italia. Gli alberi da legname furono introdotti alla fine del diciannovesimo secolo dai coloni tedeschi, modificando così in parte l’ecosistema di queste montagne. Gran parte delle coltivazioni che attraversiamo sono di origine coloniale, ma il fascino di questa zona è dato anche dall’alternanza di campi coltivati, conifere e foresta nebulosa.
Dopo un buon pasto a base di riso, verdure e legumi riprendiamo il cammino fino al villaggio di Sunga. Le donne del villaggio producono vasellame di terracotta in cooperativa. Gli introiti delle vendite vengono divise tra tutte le famiglie, indipendentemente da chi abbia realizzato il singolo prodotto. Al nostro arrivo centinaia di vasetti, piattini, bicchieri vengono allestiti nel cortile di una delle case. I bambini giocano e scorrazzano, mentre le galline saltellano tra un vasetto e l’altro. Una delle donne ci illustra il processo con cui vengono realizzati i manufatti a partire dalla terra rossa su cui abbiamo camminato per tutto il giorno. Le decorazioni sono semplici, effettuate modellando o bucherellando l’argilla e mescolando terre di colori diversi per ottenere delle variazioni cromatiche. Il forno è comunitario in modo da ottimizzare la produzione.
Prosegue la nostra camminata e arriviamo a Mombo. Nel villaggio è giorno di mercato: donne dai vestiti coloratissimi espongono la propria mercanzia, soprattutto ortaggi, su dei teli a terra. Una bancarella vende ogni tipo di spezia, un sarto offre il proprio operato con una macchina da cucire a pedale all’angolo della strada. Grazie a Dennis riusciamo ad ottenere il permesso per scattare qualche fotografia.
Nei villaggi della Tanzania si pratica ancora la medicina tradizionale: il santone acquisisce poteri speciali in seguito a rituali e un percorso misterioso. Dennis ci racconta alcune leggende locali, Tamara e Lorena sono affascinate dalla cosa e insistono per conoscerne uno. L’incontro con il santone, dentro una capanna, è un po’ inquietante: vediamo i feticci e alcune delle erbe che vengono usati per i rituali. Inizia però a farsi tardi e dobbiamo ripartire prima che faccia buio. Le nostre compagne di viaggio torneranno poi più tardi accompagnate da Dennis per farsi analizzare, ma senza successo: il santone è dovuto andare via per curare una persona.
Siamo giunti oramai alla nostra meta: lo spettacolare Mambo Cliff Inn. Questo ostello, sede distaccata di un eco-hotel di lusso, offre camere economiche una vista mozzafiato. Si trova infatti a ridosso di uno strapiombo affacciato sul parco nazionale del Mkmazi. Siamo in tempo per goderci una birra guardando un tramonto indimenticabile.
Conclusione del trekking nelle montagne Usambara: il ritorno verso Lushoto
La sveglia è alle tre e mezza di notte: da Mambo Cliff abbiamo circa mezz’ora di cammino per raggiungere l’incrocio con la strada principale che arriva da Mtae. Da qui prendiamo l’autobus che ci riporta a Lushoto e che proseguirà per Arusha. È arrivato il momento di salutare Dennis, Tamara, Lorena e le montagne Usambara dopo tre giorni bellissimi. Abbiamo trovato nuovi amici e abbiamo conosciuto una Tanzania diversa da quella dei depliant, ricca di tradizioni e natura da esplorare.