Ok, il titolo del post è pessimo, ma non abbiamo resistito alla tentazione di citare i pessimi film dei Vanzina! Il nostro viaggio si avvicina alla conclusione e il circuito si chiuderà nuovamente a L’Avana per la notte di San Silvestro.
Prima di ripartire per la capitale abbiamo deciso di dedicare ancora una mezza giornata ai dintorni di Viñales: in programma un giro a cavallo nella Valle del Silencio!
Non abbiamo fatto però i conti con i classici contrattempi cubani: la mattinata inizia a complicarsi subito quando ci rendiamo conto che siamo a corto di soldi e dobbiamo prelevare. In effetti in questo caso siamo stati sprovveduti e per riuscire ad avere un po’ di contanti siamo costretti ad una interminabile coda fuori da Cadeca di primissima mattina. Mentre la nostra guida attende fiduciosa il prelievo, sorge un nuovo inconveniente: l’autista che dovrebbe condurci a L’Avana manda a dire alla casa che ha l’auto rotta e quindi dovremo trovare un altro mezzo. Magicamente i prezzi delle auto private si alzano in maniera spropositata nel momento in cui capiscono che non ci sono molti altri modi per raggiungere la città, noi non ci stiamo e cerchiamo un’alternativa. Di autobus non se ne parla, forse c’è un taxi di stato libero, ma si saprà solo tra qualche ora, nel frattempo partiamo con qualche preoccupazione per la nostra gita.
Il percorso si snoda nelle campagne attorno al paese, facciamo pausa in una fattoria con assaggio del tipico Coco Loco (latte di cocco fresco con rum e miele bevuto direttamente dalla noce) e tra le piantagioni di tabacco un fantomatico contadino ci racconta le varie fasi per arrivare alla produzione dei sigari (che ovviamente lui vende). Il tutto sembra un po’ costruito per spingerci a spese extra e il paesaggio è molto simile a quello esplorato in bicicletta, ma in fin dei conti il giro è divertente.
Tornati in paese scopriamo che la nostra macchina non c’è, ormai siamo disperati, ma salta fuori (come insegna la nostra guida alla sopravvivenza) che ci sono dei posti a sorpresa sull’ultimo autobus della giornata che partirà nel giro di pochi minuti.
Questo capodanno sarà speciale: per la prima volta saremo al caldo e per la prima volta fuori dall’Italia. Al nostro ritorno a L’Avana abbiamo appuntamento con Kenia di Casa Castellon, la prima in cui abbiamo soggiornato, una delle migliori di tutto il viaggio sia per l’abitazione in sé che per l’accoglienza. Se non riesce a liberarci una camera ci manderà da qualche suo amico. Avviene proprio così, la casa particular in cui alloggeremo è a pochi isolati: dall’esterno sembra un palazzone fatiscente, ma al suo interno al quinto piano si nasconde un alloggio da favola con enormi vetrate con vista sull’oceano e sulla fortezza!
Cosa si farà l’ultimo dell’anno a L’Avana? Immaginiamo una festa esagerata con gente in strada e musica tamarra a tutto volume. Qualcuno ci conferma: festa sul Malecon e fuochi d’artificio. Altri sono presi in contropiede dalla domanda e rispondono: niente di che, si cena in famiglia. L’unico modo per scoprirlo è avventurarsi per le strade di Habana Vieja.
I ristoranti purtroppo organizzano cenoni un po’ turistici ed hanno il tutto esaurito, così ci infiliamo nell’affollatissimo Café Paris, dove ci uniamo ad un tavolo, mangiamo qualcosa e tra un cocktail e l’altro scambiamo qualche chiacchiera con altri clienti. Il tutto con sottofondo di musica cubana suonata dal vivo a massimo volume.
La serata procede piacevolmente e riusciamo a metterci in contatto con i nostri amici John e Gurminder che nel frattempo sono arrivati in città. Ci diamo appuntamento in un altro locale lungo il Malecon da cui potremo vedere i fuochi. Ritrovati ordiniamo da bere; non resta che aspettare la mezzanotte, con le strade deserte in modo quantomeno sospetto. Il nuovo anno arriva in silenzio, nessun fuoco d’artificio e nessuna festa in strada: brindiamo tra di noi felici.