Medellín è la seconda città più grande della Colombia e deve parte della sua (triste) fama al fatto di essere stata protagonista degli anni più bui della storia colombiana recente: capitale dell’impero criminale di Pablo Escobar, che negli anni divenne quasi un vero e proprio Stato nello Stato, qui la legge dei narcos prevaleva su qualunque regola civile.
L’aumento del turismo ha portato benefici alla città, che vive ancora di mille contraddizioni, con situazioni sociali non facili da risolvere in pieno centro storico, così come nelle periferie addossate alle colline che circondano la città.
A distanza di 25 anni dalla morte di Escobar, la ragione per visitare Medellín è certamente quella di contribuire a renderla più sicura, per i turisti ma prima di tutto per gli stessi cittadini e al contempo scoprire una città che si è reinventata, che si sta rinnovando, includendo i propri cittadini, attraverso opere pubbliche e azioni volte a migliorare la qualità della vita nei quartieri più difficili, ma senza cadere nel grande errore della gentrificazione che colpisce tante città europee.
Un giro del centro città con il Free Walking Tour
Capiamoci, Medellín è ancora una città difficile, con un centro storico affollato e a tratti degradato: per questo abbiamo deciso di iniziare da un tour guidato gratuito, di cui avevamo letto ottime recensioni.
Si è rivelato davvero il miglior modo per iniziare a conoscere la città, attraverso il racconto di nostri coetanei cresciuti qui.
Info pratiche sul free walking tour
- si svolge 3 volte al giorno da lunedì a venerdì e una volta il sabato
- dura circa 4 ore
- è necessario prenotare 1,5 giorni in anticipo (per esempio la sera di domenica per martedì mattina)
- è gratuito e si sceglie di dare un’offerta alla guida solo alla fine del percorso
La stessa agenzia (Real City Tours) organizza anche tour a pagamento, uno più “leggero”, dedicato alla scoperta della frutta esotica colombiana, l’altro più “intenso”, per scoprire di più sul processo di trasformazione che sta avvenendo in città.
Link: https://www.realcitytours.com/free-walking-tour/
Un giro in metro cable per osservare la vita delle periferie dall’alto
I mezzi di trasporto di Medellín sono sorprendentemente efficienti. La metropolitana in superficie, che attraversa la città, è completata da una serie di funicolari, che collegano i quartieri situati sulle colline e che, fino a 10 anni fa, erano quasi completamente isolati.
Il metro cable ha permesso ai residenti di queste zone di raggiungere più facilmente la città nella valle, di spostarsi velocemente, senza dover camminare per ore: qui imperversava la malavita e oggi, anche se la situazione non è migliorata ovunque, i cittadini iniziano a comprendere di avere nuove opportunità.
Per i turisti, il metro cable è diventato un ottimo modo per scoprire la città in autonomia, facendo un giro andata e ritorno sulle diverse linee, spesso senza neanche scendere.
Lonely Planet lo definisce “il tour della città meno costoso ma più completo e fotogenico del mondo” e in parte è vero, ma questa definizione non tiene conto dell’aspetto più importante: a bordo del metro cable si diventa spettatori, per alcuni momenti, delle vite all’interno di alcuni dei quartieri più poveri.
Si possono così osservare la miseria delle baraccopoli, le case fatte con materiali di recupero, i tetti di lamiera, spesso decorati e dipinti, proprio perché rivolti ai passeggeri della cabinovia.
Comuna 13
Sempre in tema di trasformazione urbana, uno dei quartieri simbolo di Medellín è quello che viene solitamente indicato come “Comuna 13”, dove una serie di scale mobili permette alla popolazione residente di muoversi con facilità su e giù dalla collina.
In poco tempo la situazione di degrado in cui versava il quartiere è migliorata nettamente: ci sono ancora tanti piccoli e grandi problemi, ma i bambini hanno iniziato a frequentare in modo più regolare la scuola, e i giovani hanno più facilmente la possibilità di cercare e accettare un’offerta di lavoro nella valle.
Protagonisti della vita rinnovata del quartiere sono i giovani coraggiosi che stanno provando a fare la differenza dal basso, qui come in altri quartieri, che non si sono arresi, che portano avanti attività culturali, che permettono ai più piccoli di fare musica, teatro, arte, anche se ci sono ancora le bande che mettono paura, che compiono omicidi, che spacciano droga.
Insomma, quello che abbiamo colto noi, visitando questo quartiere per poche ore, è che la situazione non è ancora completamente risolta, ma la presenza di attivisti all’interno della popolazione fa ben sperare per il futuro delle giovani generazioni.
Street art
Lungo le scale mobili e sui muri della Comuna 13 ci sono tantissimi interventi di street art, che qui non potrai che osservare avendo in mente la storia del quartiere e dei drammi quotidiani che hanno segnato le vite di chi è sopravvissuto a narcos, Farc e paramilitari.
Grazie ai consigli di una delle ragazze dell’ostello, abbiamo poi scoperto che la città è disseminata di murales e così ci siamo avventurati alla scoperta di quelli che solitamente pochi turisti hanno il tempo o l’opportunità di vedere, sebbene siano a pochissima distanza dal centro città, in una zona generalmente sicura.
Per vedere 5-6 grandi muri molto interessanti, ci è bastato prendere il tram T-A da San Antonio fino a Bicentenario, che si è trasformato per un’oretta nel nostro bus hop on-hop off: il primo della serie è proprio di fronte alla fermata del tram ed è opera di Dourone, l’ultimo è stato realizzato da Ledania e rappresenta un tipico chiva, furgone usato nelle zone rurali della regione per il trasporto di persone e merci di ogni tipo, solitamente molto colorato e rumoroso (anche per la musica ad alto volume!).
Le sculture del centro città
Le più famose sono quelle di Fernando Botero nel Parque de las Esculturas in pieno centro: sono così popolari che sarà quasi impossibile fare una foto senza turisti arrampicati, abbracciati o seduti sulle sculture – ma fa parte del gioco naturalmente e rivelano anche come queste opere d’arte siano perfettamente entrate nell’immaginario comune.
E poi c’è Plaza Cisneros, detta anche Parque de las Luces: qui un bosco di 300 pali luminosi di 24 metri crea di notte un gioco di luci. Per quanto possa sembrare un’installazione curiosa e non per forza bellissima (anche se fotogenica!) il suo maggior merito è quello di aver reso la piazza un luogo di aggregazione, di cui i cittadini si sono finalmente riappropriati, dopo tanti anni passati a evitare i grandi spazi del centro città, perché a rischio di attentati.